Terre d’Etruria
L’Etruria era una antichissima area che si estendeva dal versante meridionale del fiume Magra e che comprendeva tutta la Toscana, la parte più settentrionale del Lazio e parte dell’umbria fino al Tevere. L’insediamento più significativo fu quello della civiltà villanoviana. Il suo nome deriva dalla località di Villanova, frazione del comune di Castenaso (Bologna) in cui attorno alla metà dell’800 Giovanni Gozzadini (1810–1887) ritrovò i resti di una necropoli, portando alla luce 193 tombe. Di enorme interesse archeologico, a seguito del rinvenimento di pettini, gioielli di ogni tipo, spade e lance, rappresenta tutt’oggi massima espressione dell’età del ferro, che si colloca fra il decimo e l’ottavo secolo a.C.
Le ricchezze del sottosuolo offrivano l’opportunità a quella popolazione di specializzarsi ed evolvere la propria capacità nell’estrazione e nella lavorazione del metallo: quel modello di conoscenza e di evoluzione storica sarà per sempre individuato come “civiltà etrusca”.
Il periodo di splendore della civiltà etrusca, durato nove secoli, prospetta la grande organizzazione di strutture agricole e di allevamento, con l’intensificazione di produzioni di ogni tipo, grazie anche all’ingresso degli schiavi, e crea il commercio della propria produzione: numerose anfore per il vino sono state rinvenute su relitti e ruderi di quelle imbarcazioni che percorrevano rotte commerciali nel mediterraneo.
Con l’arrivo dei Romani, che sottomettono etruschi e latini fin dall’89 a.C., arriva anche l’eliminazione e la distruzione di città ed insediamenti, per dare luogo alle ville dei signori che costringono il popolo a lavorare per loro. E’ così che con l’imperatore Augusto l’Etruria si trasforma in una delle 11 regioni dell’italia dell’epoca. Successivamente l’organizzazione economica cambia a favore della realizzazione di lussuose ville marittime di proprietà imperiale, ma solo 100 anni dopo, a causa soprattutto della concorrenza spagnola e di una gestione degli schiavi non più sostenibile, le zone costiere sono pervase da una crisi che le porta all’abbandono. Successivamente il degrado di tali zone sarà segnato dalla formazione di paludi e di aree non più coltivate.
In tempi successivi si è lavorato a favore di una riscoperta delle Terre d’Etruria, con il Granducato di Toscana nel rinascimento, ed anche con Napoleone nell’ottocento.
Gli etruschi avevano concepito l’opportunità ed il rispetto per la propria terra, poichè “è essa la madre di tutti gli uomini”.